Ce l hai presente quando ti viene quel nodo allo stomaco che ti sale fino alla gola, ti irrigidisce le spalle e riesci a descrivere solo come un forte momento di ansia??
Ecco io ora è cosi che mi sento.
Mi succede ogni qualvolta in cui mi fermo e penso che sono mesi che non scrivo.
E’una sensazione terribile, mista a sfiducia in me stessa, e paura che tutto sia stato solo un fallimento.
Di seguito a tutte queste sensazioni, mi arriva un attacco frenetico in cui mi dico che devo prendere il computer e devo rimettermi a scrivere.
Nella mia testa scorro velocemente le sequenza della mia giornata e cerco di capire quale potrà essere mai il momento in cui posso chiudermi in me stessa e scrivere.
Sì, perché ho bisogno dei miei rituali per scrivere.
Puntualmente non ho mai tempo.
O forse preferisco così, non ci provo neanche.
Sono pigra, sono un’abitudinaria… non sono una scrittrice, non scrivo per vivere e non vivo per scrivere.
Allora perché mi arrivano questi forti momenti di delusione verso me stessa, verso la mia scrittura?
Sono un po’ di giorni che cerco di darmi delle risposte e solo mettendomi seduta, assecondando alcuni dei miei rituali, riesco a darmi qualche velata risposta.
Scrivo per curare la mia anima, il mio spirito.
Quando ho tentato di cimentarmi nella scrittura di un romanzo, “Funambola”, vivevo un momento pieno di emozioni contrastanti, paura, passione, c’erano momenti in cui mi sentivo così bene e piena che sentivo come se potessi prendere il mondo con una mano… mi bastava sedermi davanti al computer è mi cibavo di una scrittura impulsiva che mi faceva stare dannatamente bene.
Poi bastavano pochi pensieri e crollavo in un abisso nero di paura per una serie di situazioni irrisolte..
anche in quei momenti solo parole nero su bianco mi mostravano la luce della risalita.
Cosi nasce Funambola. Cosi nasce Igiene del buon vicinato.
Ad un certo punto il Black out.
Forse solo ora mentre scrivo, mi sto rendendo conto di quante cose siano accadute in questo tempo trascorso tra Funambola e oggi.
Mantengo costante il mio cammino da Funambola perché è la vita che ce lo impone, ma ho imparato in questi anni che non è tanto lo sguardo fisso sull’obiettivo che
ti permette di raggiungerlo, quanto la capacità di saper chiudere gli occhi e fidarsi dei propri passi..lenti e misurati.. saper cadere, è il segreto per rialzarsi.
Con l’onestà e la sincerità di oggi spero di aver concesso a me stessa l’occasione di cullare ancora la mia anima raccontandovi di quella Funambola parte 2.
A presto…
Jojò